Due ottobre 2013
Seconda uscita in bici di Monica.
Chiamo Monica alle 8 di mattina per essere certa che non abbia cambiato idea e, in fondo, lo spero un po’, perché l’ultima cosa che farei in questo momento è andare in bici, ma gliel’ho promesso.
Stamattina sono completamente rinco. Più del solito, intendo. Ieri sera sono uscita a cena con due mie amiche, abbiamo bevuto del buon Franciacorta e ho una serie di cerchi alla testa che battono tra loro in modo allucinante. Ho dimenticato di acquistare le lenti a contatto e ho, quindi, indossato gli occhiali da sole graduati e spero che il tempo non peggiori altrimenti non vedrò molto. Per di più ho scoperto di non avere assolutamente nessun indumento pesante adatto alla bici, quindi attingo dall’armadio di mio marito, che a differenza di me, è alto 1 metro e 90 . Prendo una maglia a maniche lunghe e mi accorgo che ha una doppia funzione: il proteggermi al freddo ma soprattutto, ho l’illusione di essere dimagrita!
Monica dice che ha caricato la bici in macchina e che ci vediamo al solito posto. (“solito”…è la seconda volta che andiamo, ma ormai il tutto è diventato già un rito). Prima di partire, visto che io la raggiungo direttamente in bici da casa, le mando un messaggio “io parto adesso”. Solito rito (davvero “solito”): gomme gonfiate, Garmin acceso e sincronizzato, casco allacciato. Infine sistemo il telefono nella tasca posteriore, sotto al fazzoletto, e salgo in bici, faccio partire il Garmin e taaaaaaaaaac, mi suona il telefono.
E’ lei. “Ari…mi sono dimenticata di gonfiare le ruote, mi porteresti una pompa?”
Non ci voglio credere.
“Monica, ma io vengo lì in bici!!”
Lei” ah, giusto!” silenzio. “ma non ce la faresti a portarmela?”
“Guarda Monica, se vuoi guardo su Google se lì nei dintorni c’è uno che vende le bici, ma escludo di portarla io sulla mia mountain bike per 8 chilometri! Vedrai che qualcuno che te le gonfi lo troviamo. Tu aspettami che tra un quarto d’ora arrivo”.
Parto col sorriso sulle labbra, la Monica mi fa troppo ghignare. Chissà se un giorno entrerà nella “modalità concentrazione per la bici: on”.
La incontro mentre, tranquillamente, sta arrivando in contromano in una stradina a senso unico.
(devo spiegare alla Monica che anche per la bicicletta è valido il codice della strada vigente!)
Monica è già riuscita a farsi gonfiare le gomme. Il suo benzinaio di fiducia, non solo gliele ha gonfiate, ma, con grande sorpresa di Monica… è un tuttologo! Quindi, come vuole la regola, sa tutto della sua bici (intendo proprio di quella di Monica), delle prestazioni possibili, ecc ecc. Tanto che la prima cosa che mi dice, quasi mi stesse svelando il terzo segreto di Fatima è “Il mio benzinaio tuttologo mi ha detto che la mia bici è un “ibrido””. Ah beh, allora!
La buona notizia è che MONICA NON HA PIU’ LO ZAINETTO DI DORA!!! La cattiva è che si è presentata ancora con la bici di Carlo Codega…un ibrido di Carlo Cogeda, mi correggo. Non ce la faremo mai!
Partiamo da sant’Eufemia dirette alla ciclabile verso Gavardo. Attraversiamo Botticino e le faccio i complimenti per aver lasciato a casa lo zaino. Poi guardo la bici e le chiedo: “scusa, ma quindi hai eliminato anche la borraccia da alta montagna?” “Sì, ma mi sono dimenticata di prenderne una normale e ho già sete”. Molto bene. Attraversiamo Rezzato e mentre lei va al bar a prendere una bottiglietta d’acqua, mi fermo a salutare una mia amica che lì ha un negozio. Monica torna e siamo davvero pronte per partire. “ti confesso che ho preso anche il caffè”, mi dice quasi con un certo senso di colpa. “hai fatto bene, Moni, però adesso, non fermiamoci più”.
A Virle prendiamo la Gavardina e la media della velocità è davvero bassissima, ma in effetti ci stiamo concentrando su altro, cioè siamo colte da follia. Io, infatti, cerco di fare un video, mentre sto pedalando, e con una sola mano sul manubrio! Monica fa fatica ad affiancarmi per rientrare nell’inquadratura e quasi va a finire nel campo di granoturco, poi vira e quasi ci schiantiamo al suolo! Tutto rigorosamente riportato nel video.
A Mazzano la ciclabile si divide in due: dritti verso Salò e a destra verso Desenzano (è segnalato Brescia, ma nella stessa direzione si va anche a Desenzano)
Andiamo a destra. Qui la ciclabile è a bordo strada; si prosegue dritto fino a Pontenove.
Subito dopo questa immagine, nel percorrere la strada di ciottolato del ponte antico, dove io ogni volta ho il terrore di bucare, improvvisamente la bottiglietta di acqua di Monica vola giù dalla bici e un nanosecondo dopo, come nei peggiori dei film, la sola auto che ci fosse nei paraggi, la disintegra passandoci sopra. Monica è arrabiattissima! Raccoglie la bottiglietta, ormai distrutta e la schiaccia sotto la molla del portapacchi. (sì, la bici di Monica ha anche il portapacchi…)
La bottiglietta rotta starà con noi per circa 10 chilometri, finché Monica non troverà un cassonetto della plastica. Non si può dire che non tenga all’ambiente.
Sto pensando che forse il giro che vorrei fare io oggi, cioè da lì a Padenghe, Puegnago, Gavardo, Botticino è un po’ troppo come seconda uscita. Sarebbero circa 60 chilometri. Poi vedo, per caso, un cartello che indica una pista ciclabile per Montichiari. Allora giriamo a destra.
La prima sorpresa, sono delle campanule azzurre, bellissime, che non vedevo da quando andavo all’asilo. Emozione! Proseguiamo .
Prendiamo una strada bellissima, sembra di essere in un tunnel di foglie e alberi.
Proseguiamo e, dopo Ponte San Marco, e essere passate in una zona industriale, riprendiamo la ciclabile, passando su un ponticello in legno e, appena dopo la curva, trovo una sorpresa che vale tutto il giro.
Piantato davanti a un campo di granoturco scorgo un cartello. Credo di non aver letto bene, ma mi incuriosisce. Mi fermo, giro la bici e vado a vedere meglio.
Questo cartello, nella sua semplicità, mi ha trasmesso tante belle emozioni. Mi sono fatta un film in un nanosecondo. Ho immaginato il contadino che lo costruiva con una paio di assi, che lo piantava e che, col gesso, piano piano, si impegnava a scrivere “attensione rispettare granoturco”, scorgendo l’esitazione nella scrittura, e l’attenzione al messaggio da dare. L’ho trovato toccante.
Si prosegue in un tratto poco significativo, accanto ai campi, anche un po’ noioso. Ad un certo punto, però, la noia è interrotta dal panico. Nel bel mezzo del nulla, con Monica accanto a me, sento distintamente un campanello, vicinissimo, mi spavento e sbando convinta che qualcuno, da dietro, mi stia per investire. Ma cosa scopro??? E’ LA MONICA!!!
“MA SEI TU!!LA TUA BICI HA IL CAMPANELLO!!!” constato, shokkata.
Lei, bella come il sole: “certo! Perché la tua non ce l’ha?” no, cazzo, Monica, no….
Allora le chiedo: “scusa, ma di grazia, e perché me lo suoni nell’orecchio?”
“metti che arrivi qualcuno da dietro la curva!” mi risponde.
Giuro che non riuscivo più a smettere di ridere.
Più avanti, troviamo una sorta di radura tra i campi di granoturco e ho come l’impressione di esser la protagonista del “giardino segreto”. Alla mia sinistra c’è un orto meraviglioso.
Lo so che mi prenderete per pazza, ma mi sono commossa. Sono scesa dalla bici e con i tacchetti che affondavano nel fango, sono andata a spiare da vicino ogni filare. Non avevo mai visto le piante di finocchi, che da lontano, avevo scambiato per carote! Ma dove ho vissuto per 41 anni? E’ meraviglioso.
Monica e io proseguiamo in strade non sempre segnalate e siamo molto orgogliose della nostra capacità di non perderci. Siamo nel Parco Ca’ del Bes, con scorci molto suggestivi. Qui sconsiglio la bici da corsa per alcuni tratti, seppur brevi, dove c’è ghiaia.
Ad un bivio il palo del cartello è per terra. Non sappiamo bene come interpretarlo, quindi scendiamo dalle bici e ci mettiamo a osservarlo tipo agente Scully di X-Files. Risolviamo il caso e capiamo che bisogna andare a sinistra. Siamo molto orgogliose di noi stesse. Stiamo per proseguire dritte, quando riesco a vedere un cartello semi- nascosto che indica “Montichiari” a destra. Facciamo circa tre metri e: sconforto profondo:
STRADA CICLOPEDONALE CHIUSA PER LAVORI. Echecazzo!
Ci rimaniamo malissimo.
Dico a Monica: “scusa, reggimi un secondo la bici per favore, che faccio una foto al cartello”.
E qui, la Monica dice quello che tu MAI ti aspetteresti:
(prossimo step: spiegare per bene alla Monica che le bici da corsa e le mountain bike
NON HANNO IL CAVALLETTO,
NON HANNO IL CAMPANELLO
E NON HANNO IL PORTAPACCHI)
A questo punto dove andiamo? Già che hanno messo due mega cartelli, il nastro bianco e rosso che delimita la zona e la rava e la fava, non sarebbe stato male se avessero pure messo uno straccio di indicazione per una strada alternativa.
Panic!
Idea! Google maps, salvaci tu! No panic!
Estraggo il telefono, vado su google maps e incomincio a girarlo su se stesso per capire se quello accanto a noi sia effettivamente il fiume Chiese della mappa o un rigagnolo qualsiasi e fingo di capire. In realtà non ho la minima idea di dove siamo. Non sono mai e dico mai stata in grado di capire le mappe. Non so se sia perché sono dislessica o scema, ma ho dei forti dubbi che la causa sia la seconda.
Lo zainetto, ma soprattutto la mappa di Dora l’esploratrice ci servirebbero, eccome!
Sicura di me dico a Monica “tranquilla, Monica! Ho tutto sotto controllo, andiamo di là. In fondo ci dovrebbe essere il paese”. (quale paese non si sa…)
Proseguiamo e in fondo alla strada giriamo a destra, dove troviamo delle indicazioni stradali, che indicano Calcinato e le seguiamo.
Attraversiamo la piazza principale e, per un colpo di vento, siamo “attaccate” da una pioggia di ricci con relative castagne. Pittoresco, ma che male! Finalmente ci liberiamo della bottiglietta, vado avanti intanto che Monica va a fare canestro nel cassonetto della plastica.
Arriviamo in fondo al paese e siamo ad un bivio. A destra i cartelli indicano Verona e a sinistra Montichiari.
La Monica, molto sicura di sé dice: “sicuramente a sinistra!” Io ho dei dubbi e ancora una volta mi rivolgo a Santo Google maps e andiamo a destra. Facciamo due cavalcavia, sull’autostrada e sulla tangenziale e ci dirigiamo verso Mazzano. Le strade non sono il massimo, tra camion, auto e corriere, è un susseguirsi di attimi di panico. Finalmente, poi, arriviamo a Virle e poi Rezzato, dove noto con piacere che in questi giorni hanno ripitturato le righe che delimitano la pista ciclabile in centro al paese. All’altezza dell’ospizio giriamo a destra e, in fondo al viale alberato che passa davanti al cimitero, svoltiamo a destra. Voglio mostrare a Monica il piccolo villaggio, che sembra uscito da una fiaba. Ci ritroviamo così a Caionvico. Non del tutto soddisfatta della nostra uscita, propongo a Monica di fare il giro fino in cima a Botticino e lei acconsente. La cosa che mi piace di più di Monica è che non si tira mai indietro. La cosa che mi piace di meno è quando, in bici, prende delle iniziative…tipo prendere una rotonda contro mano per non aspettare che il camion dell’asfalatrice si sposti o tagliare la strada agli automobilisti. Torniamo all’auto di Monica, che, scesa dalla bici, ravana in tasca e estrae una castagna, che qui da noi chiamiamo “castagne del sapone”. “Te l’ho presa direttamente dalla pianta, mentre andavo a buttare la bottiglietta. Se la tieni in tasca, previene il raffreddore”. Non so se essere più stupita per il suo gesto troppo carino o per il fatto che possa credere a questa tradizione popolare. La Monica è davvero speciale!
Oggi siamo andate veramente piano! Forse a piedi ci avremmo messo di meno. Ma sono felice. E Monica, alla sua seconda uscita si è fatta quasi 50 chilometri. Sono molto orgogliosa di lei!
Una domanda: vada per il portapacchi, ma il campanello, o altro strumento atto a segnalare la presenza del ciclista, perchè no??? E il cavalletto, scusa??? La butti per forza per terra la bici?? Perchè dovresti sempre trovare qualcosa a cui appoggiarla? Mah. Tutta la mia solidarietà a Monica. XXX
Ciao Ari,leggere le tue avventure mi fa venire voglia di imparare ad andare in bici, perché non è vero che “ma cosa dici !tutti sanno andare in bici!!!”io no e FORSE sono fuori tempo massimo ! Però oggi ho imparato che le bici serie NON hanno Il Cavalletto NON hanno il Campanello NON hanno il porta pacchi….. Ma che delusione……….
Lucetta, grazie del commento. Non mi sembra così strano che tu non sia mai andata in bici. Se ti può consolare, nè io nè mio marito abbiamo mai insegnato alle nostre figlie ad andare in bici. Contavo che lo facesse mia mamma. Anzi, scusa, ne approfitto per lanciare un appello alla mia cara mamma (tanto lo so che starà spiando…): MAMMA, CARISSIMA MAMMA, POTRESTI UN GIORNO INSEGNARE ALLE TUE ADORATE NIPOTINE, CHE PENDONO DALLE TUE LABBRA, AD ANDARE IN BICICLETTA?.
Certo lo farò con piacere….ma ora non è la stagione adatta.
Grandi!!!!!! Belllllllllo con i video!
Grazie Rossella!!!! Quando vuoi passare dai tuoi allenamenti a piedi a qualche giro in bici, fammi un fischio che io arrivo!
Grande ari e brava Monica!! Baci
Mi sto divertendo un mondo!
Grazie Paolaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!
favvvvvvvolose!!!
Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!
Bellissimo….brava Monica!!!!Vedere che ce la fai tu (soprattutto con l’attrezzatura retrò) è uno stimolo per chi vuole intraprendere questo sport!