
Stamattina con la mia mountain bike, sulla ciclabile
Non è, la mia, una domanda retorica, né, tantomeno, una provocazione. Vorrei proprio capire!
Ieri mattina ho ripreso la mountain bike perché la ciclabile che percorro normalmente è un manto di foglie. Bello, per carità, ma super pericoloso per la bici da corsa. Negli ultimi due giorni, poi, è piovuto tantissimo, quindi è un manto di foglie bagnate. Non il massimo.
La mia uscita è iniziata con l’incontro inatteso con la Morte che mi si è paventata appena uscita dal centro cittadino. Stavo percorrendo la ciclabile che fiancheggia la strada, lungo Viale Bornata (una ciclabile praticamente inutile, by the way) quando un Simpatico Coglione, sul suo furgoncino, ha deciso di curvare all’improvviso verso il benzinaio, tagliandomi di netto la strada. Sicuramente se avessi avuto la bici da corsa, ora non sarei qui a scrivere…. Ho stretto i freni più che potessi e sono finita a credo 5/6 millimetri dalla portiera del suddetto SC. Mentre frenavo ho urlato come una pazza per la paura e il tipo ha inchiodato, poi tranquillamente è andato avanti. L’ho guardato bene in faccia e lui non ha fatto una piega. Inutile dire che non mi ha neanche chiesto scusa. Per i 2/3 chilometri successivi non sono riuscita a procedere ad una velocità decente perché avevo le gambe che mi tremavano.
Quindi, ok, presa da un altro punto di vista, potrei pensare che la mountain bike mi ha salvato la vita, il che non è malaccio.
Ma tutto il resto?
In 30 chilometri percorsi (normalmente ne faccio 50 nelle uscite infrasettimanali, ma ero troppo scazzata e a 15 ho girato la bici e sono tornata indietro) non ho mai superato i 25 all’ora, neanche sulla Gavardina, dove di norma raggiungo i 35. La bici mi sembra, o forse è, strapesante. Ho sempre l’impressione di dover accorciare, quando non c’è più niente da accorciare e, come una pazza, continuo a cambiare per poi tornare alla marcia iniziale.
A metà Gavardina, non ne potevo più. Ho lasciato la ciclabile e ho preso una via laterale. Ho poi proseguito fino a casa sulla provinciale. E più pedalavo lì, più mi davo della stupida perché sicuramente sul manto di foglie sarebbe stato meglio che sul cemento della provinciale! Ma tant’è. Ad un semaforo di Molinetto mi è passato davanti un gruppo di quattro ciclisti sulla bici da corsa, che mi sembravano leggeri come l’aria e ho provato quel brutto sentimento che pensavo non mi appartenesse: l’invidia.
Ora, io mi domando, ma è proprio vero che in autunno è meglio lasciare la bici da corsa in garage e andare con la mountain bike? Forse la risposta sta nel mio incontro mattutino e nello scontro non avvenuto. Chissà!