Come si può amare la mountain bike?

My mountain bike

Stamattina con la mia mountain bike, sulla ciclabile

(English text here)

Non è, la mia, una domanda retorica, né, tantomeno, una provocazione. Vorrei proprio capire!

Ieri mattina ho ripreso la mountain bike perché la ciclabile che percorro normalmente è un manto di foglie. Bello, per carità, ma super pericoloso per la bici da corsa. Negli ultimi due giorni, poi, è piovuto tantissimo, quindi è un manto di foglie bagnate. Non il massimo.

La mia uscita è iniziata con l’incontro inatteso con la Morte che mi si è paventata appena uscita dal centro cittadino. Stavo percorrendo la ciclabile che fiancheggia la strada, lungo Viale Bornata (una ciclabile praticamente inutile, by the way)  quando un Simpatico Coglione, sul suo furgoncino, ha deciso di curvare all’improvviso  verso il benzinaio, tagliandomi di netto la strada. Sicuramente se avessi avuto la bici da corsa, ora non sarei qui a scrivere…. Ho stretto i freni più che potessi e sono finita a credo 5/6 millimetri dalla portiera del suddetto  SC. Mentre frenavo ho  urlato come una pazza per la paura e il tipo ha inchiodato, poi tranquillamente è andato avanti. L’ho guardato bene in faccia e lui non ha fatto una piega. Inutile dire che non mi ha neanche chiesto scusa. Per i 2/3 chilometri successivi non sono riuscita a procedere ad una velocità decente perché avevo le gambe che mi tremavano.

Quindi, ok, presa da un altro punto di vista, potrei pensare che la mountain bike mi ha salvato la vita, il che non è malaccio.

Ma tutto il resto?

In 30 chilometri percorsi (normalmente ne faccio 50 nelle uscite  infrasettimanali, ma ero troppo scazzata e a 15 ho girato la bici e sono tornata indietro) non ho mai superato i 25 all’ora, neanche sulla Gavardina, dove di norma raggiungo i 35. La bici mi sembra, o forse è, strapesante. Ho sempre l’impressione di dover accorciare, quando non c’è più niente da accorciare e, come una pazza, continuo a cambiare per poi tornare alla marcia iniziale.

A metà Gavardina, non ne potevo più. Ho lasciato la ciclabile e ho preso una via laterale. Ho poi proseguito fino a casa sulla provinciale. E più pedalavo lì, più mi davo della stupida perché sicuramente sul manto di foglie sarebbe stato meglio che sul cemento della provinciale! Ma tant’è. Ad un semaforo di Molinetto mi è passato davanti un gruppo di quattro ciclisti sulla bici da corsa, che mi sembravano leggeri come l’aria e ho provato quel brutto sentimento che pensavo non mi appartenesse: l’invidia.

Ora, io mi domando, ma è proprio vero che in autunno è meglio lasciare la bici da corsa in garage e andare con la mountain bike? Forse la risposta sta nel mio incontro mattutino e nello scontro non avvenuto. Chissà!

60 km di gioia e un PS per mio marito

percorso bici -171013(English version here)

L’altra sera sono andata a dormire con un desiderio pazzesco di andare in bici. Solitamente al mattino, con la stessa intensità, trovo qualsiasi scusa perché questo desiderio svanisca. Invece ieri mattina, mi sono svegliata alle 7 meno dieci arzillissima, nonostante la mia bambina piccola, come al solito non ci avesse lasciato dormire, e in men che non si dica ero pronta per uscire con la mia bici.

Ho preparato la mia bambina grande per la scuola e siamo partite. Lei a piedi e io con la mia Pinarello Dogma 2 e con lo zaino di scuola delle Winx sulle spalle.

Arrivata a scuola, mia figlia ha voluto che , dal portone, aspettassi che salisse in classe con tutti i suoi compagni, per mandarle il bacio. Mi sentivo leggerissimamente a disagio, tra gli altri genitori vestiti in modo consono, e io con la mia tutina fasciante che non nasconde, anzi esalta, ogni cm2 di grasso, ma alla fine ho pensato “machemmefrega?” e così sono rimasta sul portone di entrata, tenendo la bici in piedi per il manubrio, con le mie scarpe coi tacchetti, il casco e gli occhiali da sole…la nota positiva è che nonostante il mio aspetto, i bambini non si sono spaventati! Anzi, mi sembrano divertiti!

Poi sono partita per un giretto in solitaria ed è stato bellissimo.

gavardinaMi rendo conto che sembro ripetitiva. Nel senso che ogni qual volta io scriva circa un mio giro in bici, dico che è stato bellissimo. Ma davvero è così! Ci sono uscite che non mi esaltano, tipo quella sul lago d’Iseo, ma in linea di massima, potrei fare lo stesso percorso 100 volte e ogni singola volta scoprirei qualcosa di nuovo, non necessariamente intorno a me, magari anche dentro di me. E mentre pedalo, sorrido. Poi mi rendo conto che sto sorridendo e allora mi scappa una risata. Sì, lo riconosco, sembro pazza, ma se non andate in bici, non potete capire…

mulino

Mentre percorro la Gavardina, io saluto gli alberi, il fiume e via dicendo (mi fermo qui, perché capisco che sembro pazza) e, come ho avuto già modo di scrivere, io mi sento ricambiata.

Naviglio Grande di BresciaIncontro, nella mia direzione e in quella opposta, altri “pedalatori” del mattino, di diverse specie…anziani che nonostante l’età sono ancora sulla bici da corsa e che, di norma, ci rimangono malissimo se li superi e a costo di un colpo apoplettico, ti DEVONO ri-superare per dimostrare a se stessi di farcela ancora.. nonni che usano la ciclabile per far fare la passeggiatina ai nipotini in carrozzella e che ogni tre passi si fermano per controllare se il bambino stia bene…signore di una certa età che fanno il jogging mattutino e che chiacchierano fitto fitto tra di loro…coppie di stranieri che fanno cicloturismo e hanno le bici, immagino strapesanti, stracolme di bagagli e ciononostante sembrano sempre felici e soddisfatti…e tutti, bene o male, si scambiano un cenno di saluto, un fugace cenno del capo, un formale “buongiorno” o, più spesso, un “ciao”.   E’ un saluto che non costa niente, e che fa piacere. O per lo meno a me fa molto piacere. Tutte le volte che mi capita, ho come l’impressione di essere in un non luogo parallelo al mondo “normale”, dove tutti sono gentili, dove anche se per un nanosecondo, tutti sono amici.

Come ho scritto sulla mia pagina di Facebook, la bici fa davvero bene, al cuore e all’anima.

PS per mio marito: come puoi vedere nel giro del ritorno da Gavardo a casa ho fatto una media per me altissima. SAPPI CHE FOSS’NCHE TRA 5 ANNI, PRIMA O POI RIUSCIRO’ A FARE I TUOI TEMPI! Intanto…sto in scia.

laps

Brescia-Castenedolo-Bedizzole–Padenghe–Soiano–Gavardo–Botticino–Brescia

(English version)

Sabato 12 ottobre: bellissimo giro in bici Brescia- Castenedolo-  Bedizzole – Padenghe – Soiano – Gavardo – Botticino – Brescia

 percorso – Brescia – Castenedolo – Padenghe — Soiano – Gavardo – Brescia

Prima di partire do un occhio a ilmeteo.it detto anche, da me, “pessimismo cosmico”, che promette,immancabilmente, acqua su acqua dalle 11.

Io di norma dormo 5/6 ore. Stanotte, invece, credo per l’unica volta in questo millennio,  ho dormito nove ore e, inspiegabilmente, sono di-strut- ta!  Vado sul terrazzo e guardo in su. Cosa che faccio tutte le mattine e come tutte le mattine, mi rendo conto che non posso vedere il cielo, visto che c’è il tendone. Ma, pur di trovare una scusa plausibile per non andare in bici, torno in casa e dico a mio marito: “Secondo me sta per piovere”. Non ci casca.

Ci prepariamo.

Ieri  sera mi ha montato delle nuove lenti sugli occhiali da bici. Sono arancioni, vanno bene per il brutto tempo e la nebbia. In effetti è un’idea brillante avere a disposizione delle lenti alternative. Li provo e sto veramente bene: sembro un ricercato per traffico di organi. Bellissima. (vi metto la foto degli occhiali, evitando, però,  l’effetto che hanno su di me) Okley sunglasses with polarized lensA completare Barbamamma collezione autunno/inverno, una giacchetta nuova, che mi ha comprato mio marito (se non era chiaro, è lui che si occupa dell’outfit)…nera (e fin qui ok) con una simpatica banda BIANCA ENORME che va dal collo fino alla fine della cerniera. Una cosina che slancia…le curve.

Metto il dispositivo Garmin sulla bici e schiaccio il tasto che dà il via. Sento che forse ho dimenticato qualcosa, ma funziona, quindi non mi preoccupo.

Partiamo e dico a mio marito che vorrei fare solo 50 chilometri perché ho sonnissimo. Lui risponde “Certo!” e quando dice “certo!”, vuol dire che non va bene.

Andiamo verso la “bassa” bresciana. Mentre pedalo sulla strada di San Zeno  penso che questo sarebbe il posto ideale per un potenziale suicida in bici.  Camion, auto che sfrecciano, pista ciclabile inesistente, un bijou.

Svoltiamo verso Borgosatollo e vedo un cartello arancione che indica “Piffione” – Borgo Antico.  Così scopro che il detto bresciano “Ma va a Pifiù ” si riferisce proprio a questa piccola frazione, che a me, prima d’ora era sconosciuta.

Nel frattempo, si gela. Sono le 10 di mattina e ci sono 7 gradi. Ma può solo scardarsi, no? Certo, ma se tutt’intorno ha nevicato e spira un vento simile alla bora, no, non si scalda tantissimo…per lo meno non ora. E mentre pedalo, mi rendo conto di aver sottovalutato quanto possa essere fastidioso il vento. Però apporta anche un vantaggio: il cielo si sta aprendo ed è un blu intenso, la visuale è a perdita d’occhio. Le montagne di Botticino, in lontananza, sono bellissime. Il marmo chiaro, scavato nella montagna, sembra quasi brillare, per il contrasto col cielo blu e gli alberi verde scuro.  Mentre il mio sguardo si fissa sulle montagne,  penso che sembra proprio che un mega dinosauro ne abbia addentati dei pezzi. ok, lo riconosco…devo smetterla di guardare i cartoni animati con le mie figlie!

Passiamo sopra l’autostrada e ci dirigiamo verso Bedizzole .

Vediamo le indicazioni di un castello e vorremmo vederlo. Lo cerchiamo.  Mio marito gira a destra e OVVIAMENTE non mi aspetta. Arrivo anche io alla curva e mi sembra di scorgere, con la coda dell’occhio, alla mia sinistra, un castello. Ma non ho né il tempo per soffermarmi a vedere bene, né l’occasione di dirlo a mio marito, visto che la strada è in discesa e , ça va sans dire, lui è già in fondo.

Seguiamo la strada che diventa poco più di una stradina di campagna. Non sappiamo dove porti, ma se non altro, non rischiamo ogni minuto di essere spianati. Ci ritroviamo così nel ben mezzo del nulla, e devo ammettere che è un nulla bellissimo. Poche auto, panorama bucolico. Questa piccola via, Strada provinciale 28, ci porta nella località San Tommaso e poi ad un incrocio che conosciamo già e che si ricollega alla ciclabile che va verso il lago di Garda. (via Bagatte)  Mio marito , all’imbocco della strada, si gira verso di me e mi dice: “Vedi dove siamo sbucati? Tutto calcolato!”. Ovviamente è stato un colpo di culo.

Attraversiamo la campagna di Bagatte, PonteZocco e Sedena, per poi arrivare alla località Barcuzzi. Proprio qui, tra l’altro, il 7 di ottobre  hanno inaugurato la Ciclovia del Benaco, un pezzo di ciclabile che porta fino in provincia di Mantova, a Castiglione delle Stiviere. Sarebbe bello farla, ma ho letto che ci sono dei pezzi di strada sterrata, quindi è necessario avere la mountain bike.

Proseguiamo sulla ciclabile, svoltando a sinistra e ci dirigiamo verso il lago. il panorama è davvero mozzafiato. Il cielo è blu intenso e le nuvole sembrano di panna montata. La stanchezza mi sta passando. Certo, se avessi mangiato qualcosa, anziché bere solo un caffè, forse mi sentirei meglio, ma tant’è.

campagna di soiano

Sulla ciclabile verso Barcuzzi - Lago di GardaPassiamo accanto al castello di Padenghe e, salendo a sinistra, il manto stradale non è il massimo per la bici da corsa perché in questi giorni è piovuto ed è un susseguirsi di sassolini e foglie bagnate. Questa è forse la parte che preferisco di questa ciclabile. I campi arati, le colline davanti, le montagne imbiancate sul fondo, verso il lago. Ogni volta è uguale e diverso e ogni volta questo paesaggio mi trasmette tante emozioni. E’ come se questi luoghi mi accogliessero e avvolgessero con la loro energia positiva.  Mi sento libera e felice.

Cartello per SalòLungo via  Levrini,  poi, si gira a destra, seguendo il cartello Salò, qualora si voglia andare verso il lago. All’unico incrocio che c’è, però, non fermateti in mezzo alla stradina perché è leggermente in discesa e non è escluso che qualche ciclista sia costretto a inchiodare per la vostra presenza. Lo dico perché è quello che ho fatto io, fermata per fotografare le nuvole 🙂

Pochi metri dopo, non seguiamo più la ciclabile (che andrebbe a sinistra in un boschetto) perché sicuramente sarebbe piena di aghi e sassi. Quindi proviamo una strada nuova e proseguiamo dritto, in via Fienile. Poco dopo, la strada  va a ricongiungersi con la provinciale 25. La vista sul lago è meravigliosa. Oggi è talmente limpido che si vede distintamente la penisola di Sirmione. E’ uno spettacolo.vista da padenghe su sirmione

Saliamo verso Soiano.  Anche da qui si vede il lago ed è meraviglioso. Ci fermiamo tutti e due a contemplarlo. Sembra di essere in un luogo incantato.

Il sole è caldo, le nuvole “hanno girato” e grazie alle previsioni a caso del meteo. it, come ho scritto, indosso gli occhiali per nebbia e per brutto tempo. Il sole accecante, mi sta distruggendo gli occhi.

Passiamo da Polpenazze e la salita è (per me)  pesantissima…, basti dire che un ragazzo che sta facendo jogging MI SUPERA… e nel passarmi accanto si gira e mi  fa: “l’è dùra la salida, né?!.” .

Poi, finalmente, la discesa! Posso così rinfrescarmi il viso con un po’ di aria fresca!  Passiamo da Castrezzone e Muscoline e a questo punto, dopo 60 chilometri, ho una fame tale che potrei pensare di mangiare mio marito. E’ il caso che ci fermiamo al bar, a Gavardo.

 Dopo la sosta al bar, mi fermo un secondo a fotografare il fiume

Per fare un toast passa un tempo lunghissimo…e così, all’ombra ci congeliamo. Ripartiamo. Prendiamo la ciclabile nel posto in cui inizia, dove, per arrivarci, lo ricordo sempre, E’ VIETATO ANDARE IN BICI, e è necessario portarla a mano.  (evito di commentare)

La gavardina oggi è meravigliosa.  L’ho fatta tante, tantissime volte, ma non è mai stata come oggi. Sarà questa luce meravigliosa, le nuvole bianche, o gli occhiali da nebbia (!!!!), ma oggi è magica.

 Vista dal ponticello sul Naviglio Grande di Brescia – ciclabile gavardina“A river seems a magic thing. A magic, moving, living part of the very earth itself.”
Laura Gilpin

Ci fermiamo a fare un po’ di foto e tutti e due siamo rapiti dal panorama.

Ciclabile gavardina Brescia

(Tornata a casa, ho fatto un po’ di ricerche su questo fiume che scorre accanto alla Gavardina. Ero sempre stata convinta che si trattasse del Chiese. In realtà è sì il Chiese, ma solo una ramificazione, infatti qui è chiamato Il Naviglio Grande di Brescia. In fondo alla pagina ci sono dei link che io ho trovato molto interessanti su questo Naviglio)

L'albero che racconta  Sul ponticello sul Naviglio Grande di Brescia - ciclabile gavardina

A Mazzano lasciamo la ciclabile per proseguire sulla statale. Passiamo da Virle, Rezzato,  e poi, come al solito, non ci facciamo mancare la piccola variante nel boschetto, poi Caionvico e finalmente a casa.

Noto che il mio Garmin non mi ha caricato la mappa. Molto bene! Scopro così che quando lo si accende, bisogna aspettare che faccia un beep e esca la scritta GPFIX acquisito, altrimenti non prende la traccia del satellite. (mi sono avvalsa delle mappe di mio marito perché lui sì che aveva atteso la scritta “GPFix acquisito”.

Abbiamo pedalato per quasi quattro ore E mezza. A parte la prima ora, è stato veramente bellissimo. Ogni uscita in bici è unica e mi dà veramente tanta energia. Chilometri fatti oggi: 82,9. Proprio una bella “sgambatina”! 😉

mappa 12 ottobre – Brescia – Castenedolo – Padenghe — Soiano – Gavardo – Bresciariepilogo 12 ottobre - Brescia - Castenedolo - Padenghe -- Soiano - Gavardo - Brescia

Note turistiche:

Il Naviglio Grande
http://www.silvanodanesi.info/?page_id=188
http://www.lombardiabeniculturali.it/dolly/oggetti/443/bookreader/#page/1/mode/2up

Castello di Bedizzole:
http://www.5castellibedizzole.it/5castelli/note%20castelli/castbed.html
http://www.mondimedievali.net/castelli/lombardia/brescia/bedizzole.htm
http://www.bresciainvetrina.it/bresciaturismo/bassabresciana_bedizzole.htm

Castello di Padenghe
http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Padenghe

Museo archeologico di Gavardo
http://www.comune.gavardo.bs.it/museoarcheologico

Museo della Moda – Ciliverghe di Mazzano
http://www.museimazzucchelli.it/

Bike Anatomy

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Lo dico subito, visto che la  mia correttrice di bozze, cioè mia mamma, detta anche COLEI CHE MI CAZZIA, dopo aver letto ciò che segue, ha sentenziato che lei non l’ha trovato intrigante (secondo me voleva dire interessante, ma si deve essere fatta scrupolo). Considerando che non so se mai mia mamma nella vita sia andata in bicicletta, e per bicicletta intendo la Graziella, mi rendo conto che, effettivamente, questo post forse è adatto solo a:  chi ama la bicicletta,  chi è un neofita come me e chi è entrambe le cose e  ha voglia di imparare qualcosa in più.

Detto ciò…ecco il pezzo.

L’altra sera mi sono data alla lettura. E già questa è una notizia. Solitamente, infatti, la mia sfavillante serata consta nel mettere le mie figlie a letto e nella mission quasi impossible di farle addormentare. E  l’epilogo della serata vede protagoniste loro due che mi richiamano all’ordine “Mamma!!! Ti sei addormentata! Vai avanti con la storia!” e poi, di norma, mi addormento insieme a loro.

Ma l’altra sera non solo sono riuscita ad avere il tempo (e le forze) per leggere, ma, snobbando i libri che da mesi giacciono sul mio comodino, ho letto il mensile “la Bicicletta” .  Ho SCELTO e ripeto, ho proprio SCELTO di leggere una rivista di bici! Cioè non di sfogliare, ma proprio di leg ge re! In tutti questi anni con mio marito mi ero sempre chiesta cosa mai ci fosse da raccontare ogni mese, in diverse riviste, sulla bicicletta! E ora, gliel’ho sfilata di soppiatto e… vai di lettura!

Ogni tre parole, però, mi sono ritrovata a dovermi rivolgere a mio marito perché non ne capivo il senso.

Mio marito, di solito, la prima volta che mi azzardo ad interrompere le sue letture serali, abbassa di poco il libro, mi guarda come a dire “Fai alla svelta perché mi sto già scazzando”;  alla seconda, appoggia il libro sulle gambe e mentre io parlo, tiene un dito sul segnalibro e lo muove su e giù nervosamente;  alla terza , beh alla terza non ho mai avuto il coraggio di arrivarci!

(a sua discolpa ammetto che tutte le possibili domande da fargli mi vengono in mente sempre e solo quando andiamo a letto e lui sta leggendo…)

Ma questa volta è diverso. Non trattandosi di questioni di vita familiare in generale, ma del suo primo e vero amore, cioè la bicicletta, ho notato che mi stava ascoltando e quindi ho incalzato con le domande. Lui, impegnato nella lettura di non so quale libro di storia che non leggerei nemmeno sotto tortura , con pazienza ha cercato di rispondere alle mie domande, tipo:

“Scusa…cos’è il pacco pignoni?!”

“Cosa vuol dire Gran Fondo?”

“Quindi se le nostre bici non sono da Grand Fondo e neanche da corsa, cosa sono?”

“Ma perché qui dicono che questa bici non va bene?”

Eccetera eccetera…

Io ho clamorosamente finto di avere capito. Annuivo. Non so se lui ci abbia creduto, ma questo gli ha permesso di andare avanti a leggere il suo libro, quindi va bene così.

Però da quella sera ho deciso che mi sarei applicata. E ho studiato. Oh…yes!  Mi sono guardata una dozzina di siti italiani e stranieri e  poi, con le mie manine, ho creato questa immagine, utilizzando una nuova bici di Pinarello, che sarebbe il mio sogno, ma che sarebbe sicuramentissimamente sprecata per me.

Ed ecco il risultato. Spero possa essere utile a chi, come me, ha iniziato da poco ad andare in bicicletta e da pochissimo  se ne è perdutamente innamorato.

parti-della-bicicletta

Poi  ho numerato ogni componente, ho tolto i relativi nomi e ho provato a vedere quanti me ne ricordassi.  Risultato: tanti quanti prima. (vale a dire: manubrio, freni, pedali, ruote e cavaletto, ma cavalletto non vale perché non c’è!)

Mi sento come quando feci l’esame di Linguistica Generale. Studiai molto. Presi 28. Uscii dall’aula d’esame e avevo già scordato tutto.  Praticamente per me  è una mission impossible!

Se volete provare anche voi…ecco qui la prima immagine coi numeri e i nomi, la lista dei numeri e in fondo alla pagina le soluzioni. Però non spiate!

numeri-componenti-bici

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Ed ecco qui sotto la soluzione:

non spiate, però!

adesso arriva…

un po’ più giù

eccola:

parti-della-bicicletta da corsa con numeri

Ho appena notato che non si legge assolutamente niente. Molto bene. Ci ho messo solo due giorni a trovare i nomi di tutti questi pezzi e per di più li ho tradotti tutti anche in inglese. Ottimo. Prendetela così: avete fatto un buon esercizio per gli occhi. (adesso devo assolutamente riuscire a trovare il modo per mostrare le foto nella dimensione originale senza che il blog faccia il resize, ma siccome è mezzanotte e solo in questo momento mi sono ricordata che devo preparare delle cose per l’asilo di mia figlia piccola…ecco, magari ci provo in un altro momento!)

Alla prossima! E grazie per la pazienza.

PS. (lo so, sono logorroica) L’altro giorno ho avuto un’impennata pazzesca di visite al blog, ma proprio pazzesca pazzesca. Ecco, io non so bene come funzionino i blog. E’ una settimana che io sono online…non conosco molto bene le regole, però ne approffitto per ringraziarvi. Grazie, grazie, grazie.

La versione di mio marito

(english version here)

LA BICI CON MIO MARITO
(SECONDO MIO MARITO)

I 5 pilastri della saggezza:

   1) Se c’è una bella ragazza in bici, stai sicuro che sta pedalando nella direzione opposta.
(“bella ragazza” non è esattamente il termine da lui utilizzato)

2)      Il ciclista non è solubile in acqua.
(va da sé che questo significa che si esce anche quando piove)

3)      La differenza sta nel manico
(questa non l’ho ancora capita)

                                     4) Se stai faticando e un altro ciclista ti passa accanto e ti saluta, tu tira fuori tutto il fiato che hai e saluta fingendo di essere in pianura, anzi in discesa.
(per quanto mi riguarda, io, nell’incertezza, sto zitta, perché solitamente sto morendo)

5)  Non preoccuparti, dopo la curva spiana
(Preferisco non commentare…)

Le 5 raccomandazioni a me:

1)      Stai in scia.

2)      Stai in scia

3)      Stai in scia

4)      Stai in scia

5)      Stai in scia

(e io, NON sto in scia)

I 5 divieti di mio marito (a me, s’intende) :

 1)      Non si chiede mai “secondo te sta per piovere?”

2)      Non si parla

3)      Non si risponde al telefono

4)      Non ci si ferma a parlare con nessuno, anche se ti chiedono indicazioni

5)      Non si chiedono indicazioni

Le 5 frasi evergreen, che non mancano ad OGNI uscita:

1) stai usando un rapporto troppo lungo: accorcia.
(risposta: “così??” E immancabilmente sbaglio a cambiare marcia)

2) ammirando il panorama mozzafiato “Ma in che posto stupendo ti ho portata?”
(non fa niente se il percorso l’ho deciso io)

3) Si gira, guarda dietro, verso di me e mi chiede: “Tutto ok, amore?”
(poi si rigira senza aspettare la risposta)

4)   Dopo la curva spiana.
(lo so, l’ho già scritto, ma questa frase è il mio incubo)

5) tornati a casa dopo 100km  “bella la sgambatina di oggi!”
(sgambatina???? io sono DISTRUTTA!!!)

Ciclabile Vello-Toline

“il marito” sulla bellissima ciclabile Vello-Toline. (non ero in scia…)